Concorso di progettazione. Ampliamento e miglioramento di spazi e servizi della Galleria d’Arte Moderna di Palazzo dei Diamanti di Ferrara. In una volontà di rispetto verso la presenza della storia, più ancora che la trasparenza, può la riflessione dell’esistente. Riflessione come interpretazione. Così, il nuovo intervento riflette l’intorno in diverse modalità, anche a seconda del punto di vista dell’osservatore. L’intervento architettonico per la riqualificazione di Palazzo Diamanti rappresenta un raffinato equilibrio tra rispetto per la storia e innovazione.
Il progetto riflette il contesto storico reinterpretandolo, offrendo una nuova chiave di lettura che conferisce significato al tempo trascorso tra l’esistente e il nuovo. Non si tratta di una riflessione esatta, ma di un’interpretazione, una volontà di dialogo che rispetta le preesistenze storiche e, al contempo, le rilegge in modo dinamico. La scelta progettuale più significativa è stata quella di liberare la lesena d’angolo di Palazzo Diamanti dal muro perimetrale, creando un collegamento visivo tra gli spazi interni ed esterni anche da Corso Biagio Rossetti. Questo intervento diventa un punto di contatto tra museo e città, rafforzando il dialogo tra architettura e contesto urbano.
L’uso di elementi riflettenti amplifica la relazione tra esistente e nuovo, valorizzando la quinta prospettica tra il cortile principale e il giardino retrostante. All’interno, le superfici vetrate offrono un’esperienza immersiva, dove interno ed esterno si fondono in un gioco continuo di luci e prospettive.
Il nuovo spazio espositivo, progettato come una struttura modulare metallica, è pensato per essere completamente flessibile e adattabile. Può fungere da galleria unica o essere suddiviso in più sale, rispondendo così a diverse esigenze espositive. Dal punto di vista strutturale, l’edificio si presenta come un organismo indipendente rispetto alle preesistenze, con parti di congiunzione leggere e vetrate che stabiliscono un rapporto visivo continuo tra il nuovo e lo storico. Completamente autosufficiente, l’edificio è accessibile sia dal cortile che dal giardino, configurandosi come un anello di congiunzione tra passato e presente. Un esempio di architettura che rispetta la storia, ma che, con audacia, proietta il patrimonio verso il futuro.